L’Alpujarra è una regione montuosa che si estende per circa 70 km lungo il versante meridionale della Sierra Nevada. Un tempo terra di confine, isolata dal resto della regione, si distingue per i suoi affascinanti borghi arroccati di origine berbera, circondati da rigogliosi boschi e vallate.
Questi villaggi, con le loro case imbiancate a calce, hanno mantenuto nel tempo il loro carattere autentico, frutto delle influenze culturali che si sono succedute nei secoli, dagli arabi alle famiglie galiziane che si insediarono dopo la cacciata dei mori.
L’architettura è unica e inconfondibile, caratterizzata da tre zone distinte, il barrio bajo, il barrio medio e il barrio alto, tetti piatti, comignoli a fungo e i tipici tinaos, porticati coperti da travi di legno. Notevole anche la varietà di usi e costumi che si riflettono nell’artigianato locale, famoso per i tradizionali tappeti jarapas, cesti di vimini e oggetti in pelle, e prodotti gastronomici di eccellenza come lo squisito prosciutto crudo di Trevélez, il borgo più alto della penisola iberica.
Visitare i villaggi dell’Alpujarra offre l’opportunità di immergersi nelle tradizioni locali più antiche e di godere di un’esperienza di turismo slow e rurale, lontano dal caos delle città e dal sovraffollamento delle spiagge.
Indice
Dove si trova l’Alpujarra Granadina e come arrivare
Per visitare l’Alpujarra è indispensabile avere un’automobile. La regione si trova sul versante meridionale della Sierra Nevada, circa 50 km a sud di Granada, e si estende tra i borghi di Lanjarón a ovest e Cádiar a est, lungo un itinerario di circa 70 km che si snoda attraverso le panoramiche strade A-4132 e A-4130.
Poiché la maggior parte dei punti panoramici si affacciano verso l’interno della Sierra Nevada, è consigliabile percorrere la strada da ovest verso est. Si può visitare l’Alpujarra come una gita di un giorno da Granada, oppure includerla in un tour dell’Andalusia, ad esempio come tappa tra Granada e Almería.
Se vi trovate a Granada, ma non avete a disposizione un’automobile, potete anche valutare un tour guidato. Per prenotare, cliccate sui link qui sotto:
Quando andare
Il clima dell’Alpujarra granadina è mediterraneo, ma con forti influenze montane, grazie alla vicinanza della Sierra Nevada. Questo conferisce alla regione un microclima unico, caratterizzato da inverni freschi e estati calde e asciutte, con una notevole escursione termica tra giorno e notte.
- Primavera: Le temperature sono miti, con giornate piacevolmente soleggiate. La natura si risveglia e le vallate si riempiono di fiori selvatici che colorano il paesaggio e profumano l’aria.
- Estate: L’estate è calda, soprattutto nelle zone più basse, ma l’altitudine dei villaggi montani garantisce notti fresche e temperature più sopportabili rispetto alle città andaluse. È la stagione ideale per fare escursioni e godere delle fresche acque dei ruscelli.
- Autunno: Le temperature si abbassano gradualmente e il paesaggio si tinge di colori caldi. È un ottimo periodo per chi preferisce un clima più fresco e tranquillo, perfetto per esplorare i borghi e le montagne circostanti.
- Inverno: Gli inverni sono freschi, con occasionali nevicate nelle zone più alte. Sebbene il freddo sia più intenso, il paesaggio innevato della Sierra Nevada offre scenari mozzafiato.
Il periodo migliore per visitare l’Alpujarra va dalla primavera o l’autunno, quando il clima è mite e la natura è al massimo del suo splendore.
Dove alloggiare
Come abbiamo visto, se volete solo visitare qualche borgo, non è necessario pernottare nell’Alpujarra. Potete tranquillamente dormire a Granada, che ha un’ottima offerta turistica, ed esplorare la regione in giornata. Io lo soggiornato all’Hotel Don Juan, una struttura discreta e confortevole a 15 minuti a piedi dal centro città, dotata di un parcheggio convenzionato a 5 minuti.
Se invece volete rimanere più tempo nell’Alpujarra, per percorrere qualche sentiero di trekking o trascorrere qualche giorno in totale relax, allora scegliete uno dei suoi borghi. Per me, il più bello è Pampaneira.
Quanto tempo dedicare
Per visitare i principali borghi dell’Alpujarra è necessaria un’intera giornata. Partendo al mattino presto e rientrando dopo cena, si possono esplorare circa otto villaggi. Considerate di dedicare almeno un’ora a ciascun borgo, al netto dei tempi di spostamento, che possono essere piuttosto lenti a causa delle strade tortuose.
Un altro aspetto da tenere a mente è la ricerca del parcheggio, che può richiedere tempo. Vi consiglio di pianificare in anticipo, utilizzando Google Maps per individuare i parcheggi più comodi, situati generalmente all’ingresso dei villaggi. Evitate di cercare parcheggio vicino al centro: le strade strette e ripide dei borghi, pur percorribili in auto, possono risultare molto scomode da attraversare.
Storia dell’Alpujarra granadina
I Romani furono tra i primi a sfruttare le risorse dell’Alpujarra, ma furono gli arabi, arrivati nell’ottavo secolo, a lasciare un segno duraturo. È grazie a loro che oggi i villaggi conservano l’architettura con case bianche, stretti vicoli e i “tinaos”, passaggi coperti tra le abitazioni. Quando Granada fu riconquistata dai Re Cattolici nel 1492, la vita nella regione cambiò drasticamente. I moriscos, musulmani convertiti al cristianesimo, rimasero fino alla loro rivolta del 1568, guidata da Aben Humeya. Dopo la sconfitta, furono espulsi, lasciando i villaggi spopolati e isolati.
Per ripopolare la zona, Filippo II fece arrivare coloni da altre parti della Spagna: famiglie dalla Galizia, dalla Castiglia e dall’Andalusia. Ognuna di queste popolazioni portò con sé le proprie tradizioni, contribuendo a plasmare il carattere unico della regione. I galiziani, ad esempio, portarono il loro culto celtico, i castigliani le loro usanze pastorali. Questo mosaico culturale si riflette ancora oggi nell’artigianato, come i tessuti e le ceramiche di Pampaneira, e nella cucina locale, dove piatti come il “plato alpujarreño” uniscono ingredienti semplici ma saporiti.
Nei secoli successivi, l’Alpujarra rimase isolata, con un’economia basata su agricoltura e pastorizia, fattori che hanno contribuito a preservare l’autenticità dei suoi villaggi. Anche con l’arrivo del turismo, i borgi hanno saputo mantenere il loro carattere genuino, rendendo l’Alpujarra granadina una destinazione molto ambita per il turismo slow e rurale in Andalusia.
Alpujarra granadina, i villaggi da visitare
Lanjarón
Il primo borgo che si incontra provenendo da Granada è Lanjarón, noto come la porta d’ingresso dell’Alpujarra.
Famoso per le sue acque termali dalle proprietà terapeutiche, il villaggio ospita diversi stabilimenti termali e un antico mulino, oggi trasformato nel Museo dell’Acqua. Non a caso, il suo nome significherebbe proprio “luogo ricco d’acqua”, e la sua popolazione è rinomata per la notevole longevità. Da visitare anche il quartiere Hondillo, dalle marcate influenze moresche e berbere, e le rovine del castello arabo.
Órgiva
Con quasi 5.000 abitanti, Órgiva è il borgo più grande e moderno dell’Alpujarra, nonché il suo centro amministrativo.
Nonostante questo, conserva ancora l’assetto urbano tipico della regione, suddiviso in barrio bajo, barrio medio e barrio alto. Tra i monumenti di rilievo ci sono la chiesa di Nuestra Señora de la Expectación, facilmente riconoscibile per i suoi due campanili gemelli, il seicentesco Palazzo del Duca dell’Arco, il Palazzo dei Conti di Sástago e un museo dedicato all’artista locale Ruiz de Almodóvar.
Soportújar
Soportújar è conosciuto come il “villaggio delle streghe“, un titolo che risale alle credenze delle popolazioni galiziane che si stabilirono qui dopo la cacciata dei mori. A causa delle loro radici celtiche, queste popolazioni erano note per i riti pagani, spesso associati alla stregoneria.
Oggi, questo tema è declinato in chiave turistica, con riferimenti a Harry Potter, fiabe e leggende tradizionali, e naturalmente alla festa di Halloween. Passeggiando per il borgo, troverete statue di streghe, enormi ragni, serpenti e draghi, la casetta di marzapane di Hansel e Gretel, e la casa di Baba Yaga, la strega russa che, secondo la leggenda, raggiunse l’Alpujarra con la sua casa dotata di zampe di gallina. Murales e decorazioni tematizzate completano il quadro, insieme a negozi di pozioni magiche e vestiti da strega.
Sebbene possa sembrare un po’ trash e costoso, è molto divertente esplorare tutte le installazioni, soprattutto se viaggiate con bambini.
Pampaneira
Entrando nella zona più turistica dell’Alpujarra, il Barranco de Poqueira, il primo borgo che si incontra è Pampaneira, il cui nome deriva dal “pampano”, la foglia di vite.
Il vivace centro storico si sviluppa attorno a Calle Águila e Plaza de la Libertad, dove troverete numerosi negozi di artigianato, tra cui ceramica smaltata, pashmine, tappeti jarapas e abbigliamento in cachemire. Da non perdere una sosta alla cioccolateria Abuela Ili, dove oltre al cioccolato servono una deliziosa granita all’arancia fresca, ideale nelle calde giornate estive.
Le attrazioni principali sono la chiesetta Mudéjar di Santa Cruz e il vecchio lavatoio (Lavadero), ma vi consiglio di esplorare con calma le strette viuzze del borgo, spesso solcate da piccoli canaletti di scolo, come Calle Verónica. Innumerevoli poi gli scorci romantici, soprattutto lungo Calle del Silencio con i suoi tradizionali tinaos.
Bubión
Ubicato sopra Pampaneira, Bubión è un piccolo borgo che offre spettacolari viste sul burrone di Poqueira.
Il villaggio conserva l’architettura tipica dell’Alpujarra, con case cubiche imbiancate a calce, tetti piatti e caratteristici comignoli a fungo, disposte in modo da adattarsi alla conformazione del terreno.
Anche qui troverete interessanti negozi di artigianato, specialmente per gli articoli in vimini.
Capileira
A 1.436 metri di altitudine, Capileira è il borgo più alto del Barranco de Poqueira e il secondo più alto di tutta l’Alpujarra, dopo Trevélez.
Le sue 12 fontane, tante quante sono le frazioni vicine, sono uno degli elementi distintivi del paese. La via principale del borgo è decorata con un lungo telo che crea un’atmosfera festosa grazie a centrini all’uncinetto, coperte di lana, foulard e altri vivaci ornamenti. Qui troverete anche diverse botteghe di artigianato, con prodotti in pelle e articoli arabeggianti, come lunghe gonne, sciarpe e scarpe a punta.
Trevélez
Con i suoi 1.746 metri di altitudine, Trevélez è il villaggio più alto della Spagna, tanto che il sue motto è “En Trevélez tocarás el cielo” (“a Trevélez toccherete il cielo”). Da uno dei suoi belvedere si può persino vedere la vetta del Mulhacén, la montagna più alta della penisola iberica.
Oltre che per la sua altitudine, Trevélez è famoso per il suo prosciutto crudo, il cui profumo permea persino l’aria. I maiali sono allevati in un ambiente ideale, alimentati principalmente con ghiande e cresciuti all’aria di montagna, producendo così un prosciutto di altissima qualità. Non mancano tributi alla produzione del prosciutto sparsi per il paese, con sculture e negozi dedicati, dove è possibile degustare e acquistare questa specialità.
Il barrio medio è particolarmente suggestivo, con le sue stradine acciottolate, piazzette, fontanelle e case bianche adornate da vasi di fiori e tessuti colorati.