Solo in America! 10 curiosità da sapere prima di un viaggio in USA

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  • Categoria dell'articolo:Lifestyle
  • Ultima modifica dell'articolo:24 Febbraio 2025
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Cosa sapere prima di un viaggio in USA? Se state organizzando la tua prima visita negli States, vi sarete ormai preparati sulla parte burocratica, dall’assicurazione al noleggio auto, dalle regole per guidare al modulo ESTA. Avete preparato l’itinerario, letto cosa mettere in valigia, cambiato i dollari e comprato gli adattatori.

Bene, dal punto di vista pratico siete pronti a partire! Oltre a tutti questi utilissimi consigli, però, vale la pena approfondire anche quegli aspetti più peculiari degli USA, quelle piccole e grandi differenze con il nostro modo di vivere, che quando sarai là ti faranno esclamare più volte: SOLO IN AMERICA!

Ecco perché ho preparato un vademecum semiserio con queste informazioni, con l’intento di farti sorridere e prepararvi con leggerezza a quello che vi aspetta sul suolo americano.

Aria condizionata

Non è uno stereotipo, è un dato di fatto: gli americani sono grandi fan dell’aria condizionata. Ovunque, in qualsiasi luogo chiuso, è praticamente garantito che la temperatura sarà decisamente fresca.

Preparatevi a temperature quasi polari nei ristoranti, nei musei, nei teatri e, in generale, in ogni spazio al coperto. Anche in piena estate, nelle città più calde come Las Vegas, la temperatura nelle camere d’albergo si aggira attorno ai 20°C (70°F). Se per alcuni può essere un comfort, per altri è una vera e propria sfida.

Il consiglio che vale per ogni viaggio negli Stati Uniti è questo: portate sempre con voi una giacca leggera o una sciarpa, anche se fuori ci sono 40°C. Una volta che entrerete in un edificio, l’aria condizionata vi colpirà come un’ondata di freddo. Il viaggio nel sud degli Stati Uniti, in particolare, è stato un’esperienza pesante da questo punto di vista. Le temperature erano bollenti all’esterno e gelide all’interno (per loro stessa ammissione), con il rischio di avere anche problemi di salute.

Ghiaccio

Un’altra passione degli americani, un po’ sorprendente per noi, è il ghiaccio. Ovunque, dalle case agli hotel, dai ristoranti ai supermercati, il ghiaccio è un elemento imprescindibile.

Se noi siamo soliti chiedere una bibita senza ghiaccio o, al massimo, con poco ghiaccio, loro fanno esattamente l’opposto: più ghiaccio c’è, più sono soddisfatti. Bisogna dire che, da loro, le bibite sono spesso “free refill”, ossia potete ordinarne quante ne volete pagando solo una volta, quindi il ghiaccio non è mai un problema. Ma anche al di là di questo, il ghiaccio è una vera e propria ossessione.

Non stupitevi, quindi, se alla vostra richiesta di una coca senza ghiaccio, il cameriere vi guarderà come se veniste da un altro pianeta. Per loro, semplicemente, il ghiaccio è fondamentale. Una volta, una signora mi raccontò di aver visitato l’Italia negli anni ’90, e di essere rimasta sbalordita nel vedere che nei nostri alberghi mancavano queste macchinette. Ad ulteriore dimostrazione che una cosa che noi consideriamo superflua, per loro è un must.

Infine, non dimenticate che il ghiaccio si può acquistare anche nei supermercati. Lo vendono in enormi sacchi da circa 5 kg, perfetti per rifornire il mitico frigo di polistirolo, l’indispensabile compagno di viaggio per ogni road trip negli Stati Uniti.

Extra-Large

Un altro aspetto che non può sfuggirvi negli Stati Uniti è la passione per le dimensioni extra-large, che non si limita solo al cibo, ma riguarda praticamente tutto, dalle auto alle strade, dai parcheggi agli elettrodomestici.

Non starò a fare lunghi discorsi sull’alimentazione e l’obesità, ma posso dirvi che la mia prima esperienza nei supermercati americani è stata davvero sorprendente. All’inizio restavo completamente esterrefatta davanti alle confezioni enormi: bottiglie succo di frutta da 5 litri, scatole di cereali da 3 kg, flaconi di detersivo da 10 litri, eccetera. In realtà, poiché molti americani abbiano famiglie numerose (spesso con 5 o 6 figli), queste confezioni giganti sono anche una necessità, ma comunque per noi è sbalorditivo.

Ma non è solo questione di cibo. Gli americani sembrano avere una vera e propria ossessione per le dimensioni fuori misura. Le auto sono più grandi, le strade sono più ampie, e i parcheggi, addirittura, sembrano fatti apposta per accogliere SUV enormi.

La doggy bag

Parlando di porzioni extra-large, la stessa regola vale anche nei ristoranti. Ordinate un hamburger e potreste ricevere una porzione che potrebbe sfamare un intero villaggio, accompagnata da un’incredibile quantità di patatine. Se chiedete un’insalata, aspettatevi una vera e propria montagna di verdure, servita in un piatto che sembra più un catino che un piatto normale.

Ricordo una colazione allo Yellowstone, dove ordinai semplicemente un caffè, un succo d’arancia e una fetta di banana bread. La cameriera mi guardò un po’ sorpresa e mi chiese: “Da mangiare vuoi niente?” Sì, perché per loro, un pasto leggero sembra incompleto senza una buona dose di cibo extra.

Con tutta probabilità, vi capiterà di lasciare degli avanzi nel piatto. E non preoccupatevi, il cameriere vi chiederà se li volete portare via. Sebbene per noi possa sembrare un po’ strano, negli Stati Uniti è del tutto normale, anzi, potrebbero restarci male se rifiutate. Molti, infatti, escono dai ristoranti con la famosa “doggy bag”, o come la chiamiamo noi lombardi, la “schiscètta”.

Se state facendo un viaggio on the road, probabilmente sarà difficile portarsi dietro una cotoletta di pollo da riscaldare il giorno dopo. Però, se avete ordinato un’insalata o qualcosa che può essere consumato anche freddo, perché rifiutare? Non solo è una soluzione pratica, ma potrebbe anche aiutarvi a risparmiare qualche dollaro.

Mancia

Parliamo della mancia, un concetto che per noi europei è sempre un po’ misterioso, ma che negli Stati Uniti è una vera e propria istituzione, anche perché compone una parte importante dello stipendio del personale di servizio.

Quando vi trovate in un ristorante, la tendenza è che la mancia sia praticamente obbligatoria. Solitamente si aggira tra il 15% e il 20% del totale del conto, ma se il servizio è stato particolarmente buono, potete arrivare anche a dare di più.

Anche in hotel, in taxi, e persino con i fattorini che vi portano i bagagli, dovrete sempre pensare a lasciare un piccolo extra. Nei taxi, ad esempio, è consuetudine lasciare almeno il 10% del costo della corsa. E non parliamo delle valigie: se vi capita di farvi portare i bagagli in camera, anche in quel caso è cortese dare una mancia di circa un paio di dollari per ogni valigia.

Cosa succede se non lasciate la mancia? Ecco, in linea di massima, non vi succede nulla di drammatico. Però, preparatevi a ricevere uno sguardo un po’ seccato, come se aveste insultato il lavoro della persona, perché la mancia è una sorta di valutazione del servizio.

Abituatevi ad avere sempre un po’ di contante con voi, così potrete seguire la regola, che, per quanto un po’ aliena, fa parte della cultura americana, e che quindi a casa loro è giusto rispettare.

I prezzi sui cartellini

Volete capire quanto vi costerà un vestito, la spesa al supermercato o anche il caffè da Starbucks? Lasciate perdere, è una battaglia persa.

Una cosa importante da sapere prima di un viaggio negli Stati Uniti è che i prezzi esposti sono sempre al netto delle tasse. In pratica, l’IVA (o meglio, la Sales Tax) viene applicata direttamente alla cassa. Quindi, se ordinate un piatto da 12,00$, come nella foto qui sotto, il conto finale sarà più alto, tendenzialmente del 10%.

Quindi, per calcolare quanto spenderemo alla fine, basta conoscere l’aliquota IVA negli USA, ed aggiungerla all’importo, giusto? Beh, non proprio. Ogni stato ha una propria Sales Tax, che può essere ulteriormente modificata dalle imposte locali in base alla contea. Potete consultare delle tabelle, ma non sperate farvi dire in anticipo l’importo esatto che dovrete pagare: non sono sicuri nemmeno loro.

Visione idilliaca dell’Italia

Gli americani hanno una visione quasi idilliaca dell’Italia, che, a volte, ci manca anche a noi stessi. Quando gli dite che siete italiani, vi guardano come se foste dei pazzi ad aver lasciato il vostro Paese per venire in vacanza nel loro. Venezia, Roma, Firenze sono mete quasi mitologiche, perché l’Italia è ricca di arte e storia antiche, che loro non hanno.

E, a quanto pare, tutti, ma proprio tutti, sembrano avere qualche parente italiano. In realtà, con il 5,2% di popolazione italo-americana, il nostro paese si piazza solo al sesto posto tra le origini più diffuse negli Stati Uniti, al quarto se consideriamo solo l’Europa. Prima di noi ci sono tedeschi, afro-americani, irlandesi, messicani e inglesi.

Ma, nonostante i numeri, quando dite che siete italiani, vi capiterà che qualcuno tiri fuori dal cilindro un lontano parente o amico italiano. Parenti di tre generazioni fa, per lo più, quindi non sapranno nemmeno da dove veniva, cosa facesse o perché si sia trasferito in America. Ma, comunque, ci tengono sempre a farvi sapere che anche loro hanno un po’ di italianità.

Tuttavia, spesso resterete basiti dalle scarse conoscenze geografiche degli americani: anche se tutti millantano antenati italiani, pochissimi saprebbero indicarvi lo Stivale su una cartina. Non stupitevi, quindi se sentirete questa frase: “Ah, vieni dall’Italia? Io una volta sono stato a Parigi.”

Cortesie per gli ospiti

Da turisti, spesso vi fermerete per strada a consultare una mappa, la cartina della metropolitana, o semplicemente vi guarderete intorno con area spaesata. Con ogni probabilità a questo punto sarete avvicinati da un socievole americano che si offrirà di aiutarvi a trovare la strada. Ok, forse non a New York.

La stessa cosa succede se non parlate bene inglese. Anche se magari al momento vi parleranno velocemente e con slang, non appena si accorgeranno che non capite o fate fatica ad esprimervi, faranno di tutto per aiutarvi. Ok, forse non a New York.

Una volta attaccato bottone, poi, sarà molto difficile scrollarveli di dosso, soprattutto le persone anziane, che hanno sempre voglia di chiacchierare. Per esempio, a Natchez, il proprietario della Choctaw Hall, una delle case storiche della città, ci ha invitato a fare un giro nella sua villa semplicemente perché ci ha visti passeggiare nelle vicinanze. In una città del Wisconsin, un signore ci ha incrociati a un semaforo e, una volta capito che eravamo turisti, ci ha accompagnati per la città. Ok, anche questo a New York non succederà mai.

Pagamenti sulla fiducia

Immaginate di star visitando un parco nazionale particolarmente remoto, tipo la Death Valley, dove i varchi di accesso non sono presidiati.

Honesty Box
Honesty Box

Come pagare? Accanto all’ingresso troverete una cassetta tipo quelle della posta, dove mettere i soldi. Come conferma del pagamento, potrete poi prendere un talloncino da mettere sul cruscotto. Fin qui nulla di stravolgente, se non fosse che l’emissione del talloncino non è vincolata all’inserimento del denaro. I foglietti sono a disposizione, e potete prenderlo anche senza aver pagato.

Si va sulla fiducia, semplicemente. Le prime volte inserivo i soldi in modo molto teatrale, per far vedere chiaramente che stavo pagando, nel caso ci fossero telecamere. Poi ho capito non c’è nessun controllo, danno per scontato che tutti paghino.

E non è tutto: anche nei ristoranti, se pagate in contante, potete semplicemente lasciare i soldi sul tavolo e andarvene senza dire niente a nessuno.

Però attenzione: questa fiducia si basa su un sistema che prevede pene severissime per chi cerca di fare il furbo con intervento immediato della polizia e multe salatissime, se non l’arresto. Quindi, attenzione a non sgarrare.

Lavori stradali infiniti

Sin dal mio primo viaggio negli USA, ho notato che ci sono moltissimi più cantieri sulle strade, e molto più estesi rispetto a quelli che vediamo da noi. È chiaro che i lavori stradali sono necessari, ma gli americani a volte esagerano un po’. Spesso chiudono una corsia per 3-4 km per asfaltare solo 100 metri, mettendo birilli su birilli, creando code che sembrano non finire mai.

Anche nelle desolate strade dell’Arizona e dello Utah, potreste trovarvi in lunghe code causate dai lavori stradali. E questo è un bel problema, perché spesso non c’è alternativa: quella è l’unica strada e lì dovete restare.

Peggio ancora, potrebbero chiudere l’unica strada e voi sarete costretti a fare un giro immenso per trovare una deviazione. Mi è successo in Arizona, quando ho visitato le Algodones Dunes. Nel dirigerci a Yuma, abbiamo trovato bloccata la S34 e siamo dovuti tornare a El Centro per poi prendere la I-10. Risultato: 80 km e un’ora in più di viaggio.

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Se hai ancora dubbi e curiosità, scrivimi o lascia un commento qui sotto, e sarò felice di risponderti il prima possibile!

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