Cosa sapere prima di un viaggio in USA? Se stai organizzando la tua prima visita negli States, ti sarai ormai preparato sulla parte burocratica, dall’assicurazione al noleggio auto, dalle regole per guidare al modulo ESTA. Hai preparato l’itinerario, letto cosa mettere in valigia, cambiato i dollari e comprato gli adattatori.
Bene, dal punto di vista pratico sei pronti a partire! Oltre a tutti questi utilissimi consigli, però, vale la pena approfondire anche quegli aspetti più peculiari degli USA, quelle piccole e grandi differenze con il nostro modo di vivere, che quando sarai là ti faranno esclamare più volte: SOLO IN AMERICA!
Ecco perché ho preparato un vademecum semiserio con queste informazioni, con l’intento di farti sorridere e preparati con leggerezza a quello che ti aspetta sul suolo americano.
Indice
Aria condizionata
Questo non è un luogo comune, è la verità: gli americani adorano l’aria condizionata. La accendono ovunque, e a livelli per noi insostenibili.
Preparati a temperature polari nei ristoranti, nei teatri, nei musei ed in generale in tutti i luoghi al chiuso. Nella stanza d’albergo, aspettati una temperatura attorno ai 20 gradi (70 gradi Farenheit) anche a Luglio a Las Vegas. Per qualcuno potrà essere piacevole, per me è una vera tortura.
La cosa da sapere prima di un viaggio in USA è quindi che devi sempre portarti dietro un foulard e un golfino. Sempre, anche con 40 gradi all’esterno. Perché, appena entri in un luogo chiusi, ti arriva la folata di aria gelida.
Il viaggio nel sud degli USA è stato, da questo punto di vista, particolarmente pesante. Abbiamo visitato soprattutto musei, e dopo un po’ il freddo era così intenso che non riuscivo più a stare dentro.
Sarò particolarmente sensibile io? Quando sono uscita tremando dal Museo dei Diritti Civili di Memphis, la ragazza della sicurezza ha ammesso che le temperature sono “crazy”, folli. Ma quindi, come mai tengono l’aria condizionata così alta, se dà fastidio anche a loro? La risposta è semplice: solo in America!
Ghiaccio
Un’altra cosa che gli americani amano in maniera spropositata è il ghiaccio. E questo vale dappertutto, nelle case come negli hotel, al ristorante e al supermercato.
Se noi ci affanniamo a chiedere al barista una coca senza ghiaccio, o almeno con poco, loro fanno l’esatto opposto. Più ghiaccio c’è, più sono contenti. C’è da dire che noi lo facciamo per avere più bevanda, e che da loro solitamente le bibite sono free refill, ovvero potete prenderne quante volete, pagandone solo una. Quindi loro non hanno il problema di avere più coca, perché tanto ne possono ordinare ancora senza pagarla una seconda volta.
Ma questo conta poco, loro adorano il ghiaccio, punto. Non stupirti, quindi, se alla tua richiesta di una coca senza ghiaccio, il cameriere ti guarderà impietrito. Per loro è semplicemente inconcepibile.
Oltre a bar e ristoranti, è immancabile la macchinetta del ghiaccio negli hotel. Una volta una signora mi raccontava di essere stata in Italia negli anni ’90, ed di essere rimasta sbalordita dalla mancanza delle macchinette del ghiaccio nei nostri alberghi. Una cosa cui noi non facciamo nemmeno caso, per loro è di fondamentale importanza.
Altra particolarità, puoi acquistare il ghiaccio nei supermercati. Lo vendono in enormi sacchi da (credo) 5 kg, con cui riempire il mitico frigo di polistirolo, l’indispensabile alleato di ogni viaggio on the road in USA.
Lavori stradali infiniti
Sin dal mio primo viaggio in USA, ho notato che ci sono molti più cantieri in strada, e molto più estesi dei nostri.
Anche nelle deserte strade dell’Arizona e dello Utah rischi di trovare interminabili code, causate dai lavori stradali. Il che è un bel problema, perché il più delle volte non c’è alternativa, esiste solo quella strada e lì devi stare. O peggio, chiudono quell’unica strada, e tu devi circumnavigare il globo per trovare una deviazione.
Questo mi è successo in Arizona, quando ho visitato le Algodones Dunes. Nel dirigerci a Yuma, abbiamo trovato bloccata la S34, e siamo dovuti tornare a El Centro per poi prendere la I-10. Risultato: 80 km e un’ora in più di strada.
E’ chiaro che i lavori in strada si devono fare, ma gli americani esagerano giusto un filo. Spesso chiudono una corsia per 3-4 km per asfaltarne 100 metri, mettendo birilli su birilli, cartelli minatori ed in alcuni casi addirittura la safety car. Roba che noi mettiamo un triangolino a bordo strada, e via.
La Honesty Box
Seriamente, questa cosa può esistere solo in America, o magari in qualche paese del Nord Europa. E’ tra le cose che più mi stupiscono, e continuano a stupirmi anche dopo tanti anni.
Allora, poniamo che stai visitando un parco nazionale, tipo la Death Valley, o comunque qualche attrazione all’aperto a pagamento, ma senza un vero e proprio ingresso. Questi parchi sono aperti e visitabili 24 ore su 24, quindi può succedere che tu arrivi, e non c’è nessuno in ufficio o al gabbiotto.
Come pagare? E’ semplicissimo, accanto all’entrata c’è una cassetta tipo quelle della posta, dove andare a mettere i soldi. A volte troverai anche una busta con un tagliandino da apporre al cruscotto. Ma non occorre dimostrare di aver pagato, puoi prendere il tagliandino e metterlo sul cruscotto così, come niente fosse.
Si va sulla fiducia, semplicemente. Pazzesco, non è vero? Ogni volta che ne vedo una, penso che da noi una cosa del genere sarebbe improponibile. Io le prime volte inserivo il denaro in modo molto teatrale, perché temevo che ci fossero delle telecamere nascoste e quindi volevo fare vedere che stavo davvero mettendo i soldi. Poi ho capito che lo danno per scontato.
Pensano che l’Italia sia in Francia …
Ah vieni dall’Italia? Io una volta sono stato a Parigi.
Ah, sei italiano? io hablo un poco.
Non stupirti per queste risposte, gli americani non sono certo famosi per le loro conoscenze geografiche o linguistiche. Quest’ultimo è un difetto, in realtà, che hanno tutte le popolazioni anglofone. Parlano la lingua “universale” per eccellenza, e non sentono la necessità di impararne altre.
Per quanto riguarda la geografia, devo dire che mi è capitato di tutto. Da quello che pensa che l’Europa sia un paesello di provincia, fino a quello che conosce la mia città di origine. Ho trovato anche persone molto informate sulla nostra situazione politica e sulla cronaca. Per esempio, in Texas ho parlato con delle persone che mi hanno chiesto degli sbarchi dei migranti e del terremoto di Amatrice. Una cosa che non mi aspettavo, visto che gli americani sono generalmente considerati isolazionisti.
Gli americani hanno una visione idilliaca dell’Italia, che spesso a noi stessi manca. Quando gli dici che sei italiano, ti guardano come se fosse pazzo ad essere uscito dal tuo Paese per andare in vacanza nel loro. Venezia, Roma, Firenze sono delle mete quasi mitologiche, questo perché noi siamo ricchi di arte e storia antiche, che a loro mancano.
Sicuramente, da turista italiano non passerai inosservato!
… ma tutti vengono da qui
Anche perché, a quanto pare, tutti, ma dico tutti, sembrano avere qualche parente italiano.
In realtà, con il 5,2% l’Italia si piazza “solo” al sesto posto per quanto riguarda le origini della popolazione americana, quarto se consideriamo solo l’Europa. Davanti a noi troviamo tedeschi, afro-americani, irlandesi, messicani e inglesi.
Ciononostante, quando dici a qualcuno che sei italiano, loro devono per forza tirare fuori dal cilindro qualche lontano parente o amico italiano. Spesso parlano di tre generazioni fa, quindi nemmeno loro sanno bene da dove veniva questo famigliare, cosa facesse e perché si è trasferito in America. Ma comunque ci tengono a farti sapere che anche loro hanno un po’ di italianità.
La soluzione è una: assecondali.
May I hep you?
Una volta ho fatto un corso sulla comunicazione interculturale, e mi hanno spiegato la teoria della “pesca” e del “cocco”. In pratica, le popolazioni dalla cultura di tipo “pesca” sono molto socievoli con le nuove conoscenze, conversano volentieri, ma difficilmente introducono nuovi membri nella propria sfera privata. Morbidi fuori e duri dentro, come una pesca insomma. Le popolazioni “cocco” sono ovviamente il contrario, fredde all’apparenza ma più propense a rapporti profondi e duraturi.
Per quanto riguarda gli americani, loro sono considerati “pesca”, e a mio avviso lo rispecchiano molto. Amici e conoscenti che si sono trasferiti in USA mi dicono che è difficilissimo crearsi un cerchio di vere amicizie.
Da turista, vivrai invece una situazione diametralmente opposta. Non appena ti vedranno con una cartina in mano, si affanneranno ad aiutarti. Ok, forse non a New York, ma più ti allontani dai classici circuiti turistici, più troverai una generosissima ospitalità.
Non parli bene inglese? Non farti problemi, gli americani cercheranno in ogni modo di aiutarti! (ok, forse non a New York).
Per esempio, a Natchez il proprietario della Choctaw Hall, una delle case storiche, ci ha invitati a fare un giro nella sua villa, semplicemente perché ci ha visti camminare nelle vicinanze. A La Crosse, Wisconsin, un signore ci ha accompagnati in giro per la città, ci ha presentati a un suo amico e ci ha invitati a prendere un caffè.
Insomma, te li dovrai letteralmente scollare di dosso!
Ma quanto mi costi?
Vuoi capire quanto ti costerà un vestito, la spesa al supermercato, o anche il caffè di Starbucks? Lascia perdere, è una battaglia persa.
Una cosa da sapere prima di un viaggio in USA è che i prezzi esposti sono sempre al netto delle tasse. In pratica, l’IVA è applicata in cassa. Quindi basta sapere a quanto ammonta l’IVA negli USA, ed il gioco è fatto, no? Non proprio.
Ogni stato ha la propria IVA, che loro chiamano Sales Tax. A cui vanno poi aggiunte le imposte locali, che variano in base alla contea. Qui c’è uno schemino, ma non sperare di sapere in anticipo quanto andrete a pagare, secondo me non lo sanno nemmeno loro. Puoi calcolare a spanne, ovvio, ma se pensi di prepararti in anticipo il contante giusto da presentare in cassa, hai capito male.
Difatti, al nostro primo viaggio in USA, non riuscendo mai a preparare l’importo esatto, pagavamo sempre in banconote. A fine vacanza ci siamo ritrovati con un’imbarazzante e pesantissima montagna di monetine, con cui abbiamo pagato il ponte di San Francisco. Tale era la mole, che lo sconfortato addetto al casello ci ha fatti passare senza contarle.
Jumbo Size
No, non mi metterò a fare lunghi e complessi discorsi su alimentazione ed obesità, mi limito allo sconcerto delle mie prime volte nei supermercati americani.
Adesso mi sono più o meno abituata, ma all’inizio restavo esterrefatta davanti alle confezioni da 3 kg di cereali per la colazione, 5 litri di succo e 75 biscotti. C’è da dire che moti americani hanno famiglie numerose, pertanto con le confezioni gigantesche risparmiano.
Ma non è solo questo, hanno una vera fissazione per le dimensioni extra large, dalle auto alle strade, dagli elettrodomestici alle confezioni di cibo. A mio avviso, girare per i supermercati è tra le cose più divertenti della vacanza.
Solo in America, è proprio il caso di dirlo!
La doggy bag
Parlando di porzioni extra large, la stessa cosa succede ovviamente al ristorante. Ordini un hamburger e arriva una mucca intera, con tutto il raccolto di patate dell’Idaho dell’anno precedente. L’insalatona? Te la servono in un catino.
Allo Yellowstone, al bar a colazione ho chiesto un caffè, un succo di arancia e un banana bread. La cameriera mi ha guardata e mi ha detto “da mangiare non vuoi niente?”
Verosimilmente, lascerai spesso degli avanzi nel piatto, e sicuramente il cameriere ti chiederà se li vuoi portare via. Una cosa che per noi è un po’ “da barboni”, in USA è perfettamente normale, anzi ci restano male se rifiuti. Vedrai tantissime persone uscire dal ristorante con la famosa doggy bag, che noi lombardi chiamiamo schiscètta.
Va da sé che in un viaggio on the road è un po’ difficile portarsi a casa la cotoletta di pollo da scaldare il giorno dopo. Però, se hai preso un’insalata, o qualcosa che può essere consumato anche freddo, perché rifiutare? E’ anche un’idea per risparmiare un po’ di dollari.
Qual è il tuo “Solo in America”? Raccontami la tua esperienza