Questa è la classifica più difficile che mi sia trovata a fare. Con le città e gli stati è stato molto più facile, ma come si fa a scegliere il parco preferito?
Certo, ci sono parchi in cui non ho trovato nulla di speciale, o che hanno deluso le aspettative. Per esempio, Yosemite e il Great Smoky Mountains.
Ma la maggior parte dei parchi, soprattutto nell’Ovest, sono semplicemente incredibili: formazioni geologiche di milioni di anni fa, ma anche zone geotermiche super attive, dove si assiste in diretta al miracolo della creazione.
Ho davvero fatto fatica a trovare quelli che ho amato di più, e già mentre scrivo mi sto pentendo di non avene aggiunti altri, come Canyonlands nello Utah e il Big Bend in Texas. Ma cinque ne dovevo elencare, e cinque sono.
Ecco allora i miei 5 parchi americani preferiti! Continua a leggere.
Indice
5. Volcanoes National Park, Hawaii
Nell’immaginario collettivo, le Hawaii sono soprattutto mare, palme e surf. La realtà è che sono tutte isole vulcaniche, formatesi nelle ere geologiche grazie alle continue eruzioni della faglia sottostante.
Sarebbe davvero un peccato limitarsi alla spiaggia, e non esplorare zone diverse, dalle fitte giungle tropicali allo spettrale Volcanoes National Park.
Si trova sull’isola di Hawaii, chiamata anche Big Island. E’ l’isola più grande dell’arcipelago, ed in continua espansione grazie al Vulcano Kilauea, che erutta ininterrottamente dal 1983.
Il Volcanoes National Park sorge proprio in corrispondenza del Kilauea, nella parte orientale dell’isola.
Perché lo amo? Perché è simbolo di morte e di rinascita. Le piantine si fanno strada tra le spaccature della lava. Il vulcano distrugge, ma allo stesso tempo crea nuove terre. La lava devasta ciò che incontra, ma il suolo vulcanico che ne rimane è tra i più fertili in assoluto. E poi c’è l’innegabile fascino del pericolo, l’idea di trovarsi nella caldera un vulcano attivo.
Osservate da vicino il cratere del Kilauea, splendido di notte quando si vede il fioco bagliore della lava che ribolle dentro. Toccate il terreno: è caldo.
Percorrete il Devastation Trail, un sentiero tra distese di lava grigie e desolate, dove la natura sta pian pian riprendendo vita. Percorrete il Thurston Lava Tube, un tunnel sotterraneo scavato dallo scorrere della lava, simile alla Cueva del Viento di Tenerife.
E poi scendete fino all’oceano lungo la Chain of Craters Road. Vi sembrerà di essere a Mordor. La strada è l’unico barlume di civiltà in un paesaggio altrimenti ultraterreno, nero come il carbone, con qualche sprazzo di verde qua e là. La strada termina all’improvviso, interrotta dalla colata del 2003.
La lava si butta nell’oceano e, raffreddandosi velocemente, crea incredibili sculture, archi e dirupi. Questa è la terra più nuova del mondo.
Potete persino vedere il magma, se scorre abbastanza in superficie. Meglio, però essere accompagnati. Controllate questo sito per verificare la presenza di flussi superficiali.
4. Death Valley, California
La Death Valley è tra i parchi più sottovalutati in assoluto. L’idea è che sia “solo” un deserto, quindi cosa ci potrà mai essere da vedere?
In realtà, se ci si prende il tempo di esplorarla, la Death Valley è di una bellezza selvaggia e sconvolgente, che lascia senza fiato.
Certo, il clima non gioca a suo favore. Noi italiani ci muoviamo per lo più in estate, un periodo proibitivo per la Death Valley, con la colonnina di mercurio che sfiora i 50°. Se potete, visitatela nelle mezze stagioni, o ancora meglio in inverno. Se non potete, almeno dormite all’interno del parco, e visitate le attrazioni principali la mattina presto.
Perché è tra i miei parchi americani preferiti? Innanzitutto, per le sue dimensioni esagerate. Mai come qui vedrete lunghe strade che si perdono nell’orizzonte e panorami sconfinati.
Fermatevi a Zabriskie Point, il punto panoramico più famoso del parco. Scendete un po’ a camminare sulle rocce per apprezzarne a fondo i colori e le dimensioni.
La Death Valley è anche una terra di estremi. Salite a Dante’s View (1600 metri) per una visuale indimenticabile su Badwater Basin e le Panamount Mountains. Vedrete contemporaneamente il punto più basso e quello più alto degli Stati Uniti continentali. Da una parte Badwater Basin, una distesa di sale di un bianco accecante, a 86 metri sotto il livello del mare. E sullo sfondo, il lontano Mt Whitney, a 4400 metri.
L’altra cosa che adoro della Death Valley sono i colori. Percorrete la Artist’s Drive passando attraverso rocce che sembrano uscita dalla tavolozza di un pittore. Entrate nel Golden Canyon, con le sue sfumature dorate, e recatevi alle Mesquite Flat Sand Dunes al tramonto. Questa è l’unica zona del parco con le dune di sabbia, al calar del sole i colori sono fenomenali.
Ci sarebbero ancora un’infinità di attività da fare nella Death Valley, non posso elencarle tutte qui. Città fantasma, vecchie miniere, e ovviamente la magnifica volta stellata, tra le più belle del mondo. E se siete fan di Star Wars, qui è pieno di location della saga.
3. Grand Canyon, Arizona
Se la Death Valley è un parco sottovalutato, il Grand Canyon è invece all’estremo opposto. Non dico che sia sopravvalutato, ma è indubbiamente il primo parco che tutti vogliono visitare negli USA, con aspettative altissime. Se questo è il vostro caso, non preoccupatevi, il Grand Canyon saprà soddisfare anche i più esigenti.
Quello che amo del Grand Canyon è la sensazione di vuoto nello stomaco quando lo si osserva. E’ come essere sulle giostre, lo stomaco si chiude e il cuore perde un battito.
Qualsiasi sia il primo approccio al Grand Canyon, è impossibile restare indifferenti. Una ferita nel terreno lunga 450 chilometri, profonda 1800 metri e larga da 500 metri a 29 km. Una capolavoro della natura, scolpito in milioni di anni dal maestoso fiume Colorado, aiutato da acqua e vento.
Il fiume oggi non è più quello che ha scavato il Canyon, perché le due dighe Glen Dam e Hoover Dam ne regolano il flusso. Ma lo potete comunque vedere in tutta la sua bellezza a Desert View Point e nei punti più orientali della Hermit’s Road, per esempio Mohave Point.
Strati su strati di roccia, che raccontano la storia del nostro pianeta. Questo è ciò che mi lascia sbalordita, quanto il Grand Canyon ti fa sentire piccolo, ti ricolloca al tuo posto nel mondo.
Oltre a visitare i punti panoramici, che al South Rim sono davvero tantissimi, provate anche a scendere un pochino nel canyon. Man mano che ci si addentra, si riescono a mettere in prospettiva le effettive dimensioni del canyon. Non esagerate però, e soprattutto non scendete fino al fiume in giornata, e se non siete fisicamente preparati. Ricordatevi che tutta la strada che avete fatto in discesa, la dovrete poi fare in salita. Seguite questi consigli sul sito ufficiale.
Non limitatevi al South Rim. Magari in un altro viaggio, e sicuramente non nella stessa giornata, ma andate a visitare anche il North Rim. Più raccolto, con meno punti panoramici ma più sentieri di trekking, anche il North Rim dà grandi soddisfazioni.
2. Bryce Canyon, Utah
Il Bryce Canyon, nello Utah si piazza al secondo posto nella classifica dei miei parchi americani preferiti.
Se devo fare un paragone con il Grand Canyon (non come paesaggio, troppo diversi), preferisco il Bryce perché è più a misura d’uomo, e si possono fare più attività. Per esempio, al Grand Canyon si vedono quasi solo punti panoramici. Spettacolari, certo, ma se si vuole fare un po’ di trekking, si è più limitati. Il Bryce, invece può essere esplorato a fondo anche senza essere escursionisti esperti.
La caratteristica del Bryce sono gli hoodoos, pinnacoli multicolore in arenaria, così fitti da apparire come una foresta di pietra. Il luogo dove ce n’è la maggiore concentrazione è chiamato Anfiteatro.
Sostate ai lunti di osservazione, e non abbiate paura di alzarvi presto, l’alba qui è indimenticabile. Fate anche qualche trail, il più popolare è il Queen’s Garden, associato al Navajo Loop. Camminate tra gli hoodoos e risalite l’incredibile Wall Street, una strada che si arrampica sul versante della montagna.
Cercate di tornare ai punti panoramici in diversi momenti della giornata, per apprezzare i cambiamenti di colore. Seguite anche la strada panoramica che arriva fino a Yovimpa Point, per scenari naturali ancora diversi. Meno hoodoos e più foresta, archi naturali e profondi precipizi.
1. Yellowstone, Wyoming
In cima alla classifica dei miei parchi americani preferiti c’è lui, il Re di tutti i parchi, il primo ad essere designato parco nazionale: lo Yellowstone.
Sembra una risposta scontata, ma non lo è. Le dimensioni del parco (è grande quanto l’Umbria), la notevole distanza da tutto, e la relativa mancanza di panorami in senso stretto deludono qualcuno. Io stessa mi sono approcciata con scetticismo. Temevo che non valesse la pena fare così tanta strada per vedere qualche pozza e geyser.
Mi sbagliavo di grosso. Appena ho visto le prime pozze colorate, mi sono innamorata del parco.
Ma non è solo per i colori, o per lo spettacolo dei geyser. E’ per tutto quello che si percepisce. L’odore penetrante dello zolfo, il ribollire continuo della terra sotto i nostri piedi, i micro terremoti continui che spengono un geyser e ne fanno nascere un altro, i getti di vapore che sfiatano dal terreno. Il mutamento è la costante dello Yellowstone. Nulla è eterno. Siamo sulla caldera di un supervulcano, una pentola a pressione che potrebbe esplodere, piccoli piccoli davanti a Madre Natura.
La Terra è viva, e a Yellowstone ce lo ricorda ad ogni passo.
Le pozze colorate più famose sono la Morning Glory e la Grand Prismatic, ma tra il Biscuit Basin, il Black Basin e West Thumb, ce ne sono davvero un’infinità. Tornate in diversi orari. Al mattino si vede solo il vapore, mentre i colori sono più belli a metà giornata.
Con i geyser bisogna avere più fortuna. L’Old Faithful è il più regolare, con un’eruzione ogni 90 minuti. Girate tutto il geyser basin (upper, middle e lower) per tentare la fortuna con i geyser meno “affidabili”.
Visitate la zona di Norris Geyser, con i suoi paesaggi lunari e il porcelain basin. Non perdetevi il Grand Canyon dello Yellowstone e le terrazze di calcare di Mammoth Springs.
Se volete vedere gli animali, invece, andate alla Hayden e alla Lamar Valley, chiamata anche lo Tserengeti dello Yellowstone. Per incontrare un orso ci vuole un po’ di fortuna, ma sicuramente troverete bisonti, elk, antilocapre, aquile e tantissimi altri animali.
Sto organizzando il viaggio di nozze per quest’estate e volevo concentrarmi sui parchi americani.
Avevo sentito nominare sempre i soliti e invece… c’è un mondo di parchi da scoprire!
Mi sono già segnata la tua classifica, speriamo di poter partire!
Ciao Silvia. Intanto, congratulazioni per il matrimonio!
I parchi americani sono sempre un’ottima idea, oltre a quelli più conosciuti, ce ne sono tantissimi che spesso vengono tralasciati, anche per mancanza di tempo.
Spero davvero che tu riesca a partire, un bellissimo modo per iniziare la tua nuova vita!
Hai perfettamente ragione: come si fa a scegliere quali sono i parchi nazionali americani più belli? Io ne ho visti parecchi e come te mi trovo nell’imbarazzo nel dover scegliere, visto che mi sono piaciuti tutti!
E’ davvero un’ardua impresa. Certo, poi ognuno ha le proprie preferenze, e il giudizio è influenzato da tante cose. Per esempio io ho un brutto ricordo del Grand Teton, perché praticamente non ho visto niente. C’erano degli incendi in Montana, che hanno portato fin lì una spessa cortina di fumo che oscurava tutto e spegneva i colori.