La Route 66 è il viaggio on the road per eccellenza, un’esperienza indimenticabile attraverso il cuore degli USA, da Chicago a Los Angeles.
Un viaggio da affrontare con calma, gustandosi il paesaggio che cambia ad ogni curva, parlando con le persone del posto, ammirando buffe attrazioni che ci fanno pensare “questo può esistere solo in America!”. Perché pochi viaggi sono autenticamente americani quanto la Route 66.
Il tratto della Route 66 in Arizona è quello più battuto e turistico, essendo a ridosso di grandi attrazioni come il Grand Canyon.
In realtà, qui la vecchia strada è stata quasi interamente soppiantata dalla I-40, quindi manca quel contatto intimo con la comunità, cosa molto più evidente in altri stati. Per questo non è il mio pezzo preferito, ma vi troverete comunque tantissimi punti di interesse, oltre a poter incontrare la leggenda assoluta della Route 66, Angel Delgadillo.
Indice
Storia della Route 66
La Route 66 è, o meglio era, un nastro d’asfalto lungo 4500 km, che congiungeva Chicago e Los Angeles.
Nasce nel 1926 per promuovere il trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia. I primi utilizzatori sono i contadini del Midwest, che, in seguito alla terribile tempesta di sabbia conosciuta come Dust Bowl, sono costretti a lasciare le loro terre per cercare fortuna in California. A tal proposito, leggete Furore di George Steinbeck.
Usata durante la guerra per movimentare materiale bellico, è solo negli anni ’50 che la Route 66 diventa la strada preferita di chi si muove per turismo. E’ in questi anni che fioriscono i motel, le bizzarre attrazioni a bordo strada, i ristoranti e le celeberrime pompe di benzina. Questo è il momento di massimo splendore, il momento in cui nasce il mito del viaggio on the road.
Purtroppo, la Strada Madre diventa presto obsoleta rispetto alla mole di traffico, e così viene sistematicamente e progressivamente sostituita dalle interstatali. I viaggiatori non si fermano più così spesso lungo in percorso, le attività falliscono, e i paesini si svuotano inesorabilmente.
Oggi, la Route 66 continua a vivere grazie al suo popolo, i proprietari delle attività e i numerosi volontari, che cercano di tenere in vita le principali attrazioni turistiche, vestigia di un’epoca passata.
Quale itinerario
Tanti vogliono fare la Route 66, ma anche i parchi dell’Ovest. Questa è una cosa che io sconsiglio.
La Route 66 è un viaggio a sé, da fare con calma godendosi posti sconosciuti e attrazioni bizzarre. Abbinandola al classico West verrebbe fuori un pasticcio, un itinerario né carne né pesce, una corsa da un punto all’altro sulla mappa, che non vi farebbe gustare appieno il senso di questo viaggio.
L’unico modo che avete per combinare le due cose è fare l’itinerario dei parchi, aggiungendo solamente le tappe della Route 66 in Arizona, quelle che andremo a vedere tra poco.
Quanti giorni dedicare
Per percorrere come si deve la Strada Madre occorrono 18-20 giorni, anche di più se volete fare alcune deviazioni come il Grand Canyon.
Per seguire solo il percorso della Route 66 in Arizona, io consiglio due notti. Una a Flagstaff o Williams, e un’altra a Kingman o poco dopo.
Route 66 in Arizona, le tappe principali
Petrified Forest e Painted Desert
Appena entrati in Arizona dal New Mexico, subito ci imbattiamo in due parchi naturali molto particolare: il Petrified Forest e Painted Desert National Parks.
Sono due parchi nazionali in uno, visitabili con il pass annuale America The Beautiful, oppure pagando il biglietto di ingresso di 25$ a veicolo.
Nella foresta pietrificata, come dice il nome, vedrete innumerevoli tronchi e ciocchi di legno fossilizzati. Sono impressionanti perché mantengono ancora l’aspetto del legno, venature comprese. Basta però avvicinarsi per vedere che si tratta proprio di pietra, per la precisione quarzo. Questo luogo è quasi unico al mondo, e si è potuto creare perché gli alberi sono stati sepolti così velocemente da non avere il tempo di decomporsi.
Anche nel caso del deserto dipinto, Painted Desert, il nome non potrebbe essere più appropriato. Le formazioni rocciose qui hanno i colori più impensabili. Oltre al classico rosso del Colorado Plateau, qui troviamo anche gialli, arancioni, grigi e … viola. Gli strati sono così precisi, che sembrano disegnati con matite colorate. Da non perdere The Teepees e Blue Mesa, dove sembra davvero di essere in un altro pianeta.
Holbrook
Appena 40 km ad ovest dei due parchi troviamo Holbrook, una cittadina di 5000 abitanti, e cominciamo ad entrate un po’ nello spirito della Route.
Le città delle Route 66 si sviluppano prevalentemente attorno alla loro strada principale, una caratteristica che diventa sempre più marcata man mano che ci si sposta verso ovest.
Holbrook non è particolarmente suggestiva, è un agglomerato di case, ma ha alcune attrazioni molto famose.
La prima è il Wigwam Motel, in cui si può dormire nelle classiche tende indiane, ovviamente rivisitate per i turisti. Se avete visto Cars, questo posto vi sembrerà familiare. Pare infatti che sia stato d’ispirazione per il Cozy Cone Motel del film animato.
Altri due posti storici sono l’Empty Pocket Saloon e il Joe’s and Aggies Cafè, due bar ristoranti tipicamente americani dove provare la cucina del southwest.
Infine, prima di lasciare la città fermatevi da Geronimo, un negozio di souvenir enorme e molto divertente.
Joseph City
A Joseph City potete prendere la Old US Route 66, che corre a sud dell I-40. A circa 10 km dal paesino, troviamo una delle famose e curiose roadside attractions.
E’ il Jack Rabbit Trading Post, con il suo coniglio gigante. Come tante di queste attrazioni, anche questa è nata per caso. Nel 1949, Jim Taylor acquistò un edificio qui in Arizona, e posizionò questo coniglio a terra perché i turisti ci si facessero le foto. Il successo fu tale che nacque l’annesso negozio di souvenir, ed oggi è un stop immancabile della Route 66 in Arizona.
Winslow
I’m standing on a corner in Winslow Arizona, with such a fine sight to see
Take It Easy, The Eagles, 1972
Sono stati gli Eagles, nel 1972, a rendere immortale quest’altrimenti anonima cittadina. L’angolo in questione è quello tra la Kinsley Avenue e la Route 66, che è anche la via principale. Qui troviamo un murales a terra, e la statua commemorativa di un uomo appoggiato a un palo con la sua chitarra.
Intorno ci sono diversi negozi di souvenir e l’Old Trail Museum, sulla storia della città e della Route 66 in Arizona. Tra gli oggetti esposti troviamo manufatti indiani, stoffe, documenti e fotografie.
Meteor Crater
Da Winslow, continuiamo per circa 30 km, e lasciamo la I-40 all’uscita 233. Dopo 10 km arriviamo a uno dei posti più strani e unici di tutto il pianeta.
Il Meteor Crater è un enorme cratere provocato dall’impatto con un meteorite. Il “buco” ha un diametro di circa 1 miglio (1,6 km) ed è profondo 500 piedi (166 metri).
Il biglietto costa 22$ per gli adulti, e include il museo interattivo, il filmato in 4D, e l’accesso ai punti panoramici.
Flagstaff
70 km ad ovest del cratere troviamo Flagstaff, la mia città preferita di questo tratto di strada. Il motivo per cui mi piace è che è una vera città, viva e pulsante, non solo un insieme di attività e negozi buttati lì per il turista.
Certo, è a 120 km dal Grand Canyon, quindi molta della sua fortuna viene da questo, ma c’è anche la Northern Arizona University, il che la rende giovane e vivace.
Si trova a 2000 metri sul livello del mare, lo notiamo subito dal clima più freddo e dalle foreste di conifere tutto intorno. Anche i negozi sono prettamente di abbigliamento da sci e montagna.
Per quanto riguarda la Route 66, è da visitare il piacevole centro storico, che si snoda attorno a Heritage Square con edifici dell’800 ristrutturati.
Qui troviamo anche alcuni musei interessanti, come il Pioneer Museum e il Museum of Northern Arizona, che si concentrano rispettivamente sulla storia della città e sulla preistoria e la vita dei nativi nel Colorado Plateau.
Flagstaff è famosa anche per le numerose birrerie, mentre per mangiare vi stra-consiglio Pizzicletta, dove ho mangiato una delle pizze più buone della mia vita. Di solito non vado nei ristoranti italiani all’estero, ma questo è veramente straordinario.
Quando lasciate Flagstaff per dirigervi alla prossima meta, seguita la I-40 solo fino all’uscita 185. Da qui in poi è possibile percorrere un tratto originale della Route 66, che arriva a Williams tra campi e foreste, in parte sterrato ma ben tenuto.
Williams
Williams è invece la città che amo di meno lungo della Route 66 in Arizona. Per i miei gusti, è troppo artefatta. Vive soprattutto della vicinanza con il Grand Canyon, difatti chi non riesce a trovare una sistemazione nel parco spesso dorme qui.
La Route 66 è celebrata in modo appariscente, con murales, negozi di souvenir, bar e ristoranti a tema. L’effetto è un po’ finto, ma indubbiamente è tutto ben curato. Tra i posti più simpatici ci sono il Cruiser 66 con le sue auto d’epoca, e l’enorme negozio di souvenir lì di fianco, il Thunder Eagle.
Seligman
Passate Ash Fork e uscite dall’interstate alla 139, per percorrere una trentina di km sulla strada originale fino a Seligman.
Ad una prima occhiata può sembrare l’ennesima trappola per turisti, ma la verità è che questo paesino di 456 abitanti è il cuore pulsante della Route 66 in Arizona.
Il merito è tutto di Angel Delgadillo, classe 1927 e una grinta da far paura. Angel non si è mai rassegnato al declino dell’amata strada, così nel 1987 ha fondato la Route 66 Association of Arizona, l’associazione no profit che si occupa di preservare e promuovere il turismo lungo la Strada Madre.
Il suo negozio di barbiere oggi vende souvenir, ma la sua poltrona è ancora lì, insieme a tanti cimeli e foto storiche. Con un po’ di fortuna, potrete incontrarlo e farci due chiacchiere. Angel è giustamente soprannominato l’Angelo Custode della Route 66, e pare che proprio i suoi racconti abbiano ispirato il film Cars.
La Radiator Springs del film è in realtà un mix delle varie attrazioni che si incontrano lungo la strada, ma indubbiamente Seligman ne è la città più rappresentativa.
Fuori dai vari negozi troverete auto decorate come nel film, con tanto di occhi in stile cartoon.
Fermatevi al Delgadillo Snow Cap, il drive-in del compianto Juan Delgadillo, fratello di Angel. Oltre a gustare un pasto tipicamente americano a base di hamburger e frappè, visitate il retrobottega. Ci troverete innumerevoli cimeli, auto d’epoca e una moltitudine di cianfrusaglie varie.
Oltre a questi, visitate anche gli altri negozi di souvenir The Rusty Bolt e il coloratissimo Historic Seligman Sundries, una caffetteria / museo.
Hackberry General Store
Quando uscite da Seligman, non prendete la I-40, ma restate sulla Historic Route 66 per intraprendere uno dei tratti più rappresentativi di tutti i 4500 km.
Se avete tempo per un’avventura speleologica, fermatevi a Grand Canyon Caverns per un tour delle grotte.
Proseguite poi fino a Hackberry, dove si trova l’Hackberry General Store. E’ l’ennesimo negozio / museo con la pompa di benzina, pieno di insegne, cartelli arrugginiti e tanti altri memorabilia, ma la sua particolarità è l’auto d’epoca esposta all’esterno. L’auto viene cambiata regolarmente, la più famosa è la corvette rossa e bianca che vedete qui sotto.
Kingman
Proseguendo per altri 45 km, sempre rigorosamente in direzione ovest, arriviamo a Kingman.
Kingman è una città molto più grande delle altre, con ben 30.000 abitanti. E’ quindi meno tipica, ma ha diversi musei interessanti. Il primo è l’Historic Route 66 Museum, che ripercorre la storia della strada, dai tempi di Steinbeck fino al declino e alla rinascita.
Fuori dal museo, andate a vedere l’enorme locomotiva a vapore presso il Metcalfe Park. Se vi interessa l’argomento trasporti, c’è anche il Railroad Museum, all’interno della stazione stessa.
Un altro museo importante è il Mojave Museum of History and Arts, incentrato invece sulla storia e la cultura dei nativi.
Per mangiare a Kingman, consiglio il mitico Mr D’z Diner, un ristorante in pieno stile anni ’50, che serve ottimi hamburger ed enormi torte ipercaloriche.
Oatman
L’ultima tappa della Route 66 in Arizona è Oatman, una ghost town rivisitata in chiave western-turistica.
Arrivarci è semplice, basta prendere la Oatman Highway a McConnico, e seguirla fino al paesino. Il problema è che la strada è molto tortuosa, tra gli stretti tornanti delle Black Mountains. Non per niente, questo tratto era soprannominato Bloody Rute 66, “maledetta” perché era uno dei punti più pericolosi, per giunta a pochi km dalla tanto agognata California.
Otaman era una cittadina mineraria e di cercatori d’oro, ed oggi è tra le principali attrazioni turistiche della Route 66.
La sua caratteristica sono gli asinelli, o burros, che pascolano liberamente per l’unica strada, chiedendo cibo ai visitatori.
Da non perdere l’Oatman Hotel, dove nel 1939 Glark Gable e Carole Lombard trascorsero la prima notte di nozze. Le pareti sono interamente ricoperte da banconote da 1 dollaro, con dediche e scritte ricordo. Non dimenticate di lasciare la vostra!
Lasciata Oatman si arriva a Needles, in California, l’ultimo stato attraversato dalla Route 66,c che ci porterà alla destinazione finale, il molo di Santa Monica.
Libri e mappe
Poiché la Route 66 non esiste ufficialmente più, non è sempre semplice seguirne il percorso originale. Inoltre, le principali guide sugli USA non menzionano le tante piccole attrazioni lungo la strada.
Vi serviranno delle mappe e delle guide specifiche, queste sono quelle che ho utilizzato io:
- Mappe cartacee Here It Is Map Series, super dettagliate, ogni stato ha la sua mappa
- Route 66 Adventure Handbook (in inglese), la guida completa con tanti consigli su dove dormire e mangiare.