Piantagioni della Louisiana, le 5 da non perdere

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  • Categoria dell'articolo:Louisiana
  • Ultima modifica dell'articolo:16 Febbraio 2023
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Il Sud degli Stati Uniti evoca emozioni forti e contrastanti: da un lato la bellezza abbagliante del paesaggio e delle splendide ville signorili; dall’altro il ricordo terribile della schiavitù e dell’oppressione. Nulla incarna questi contrasti meglio delle piantagioni della Louisiana.

Ville sfarzose, decorate riccamente, immerse in giardini lussureggianti, che ci fanno sognare un’epoca andata, di ampi abiti di tulle, pranzi luculliani, storie d’amore travagliate alla “Via Col Vento”. Ville all’interno delle quali, tuttavia, avvenivano orrori inenarrabili fatti di lavori forzati, umiliazioni, famiglie separate.

Persone spezzate nel fisico ma non nello spirito, che riuscivano, nonostante tutto, a trovare ancora la forza di vivere, di cantare e suonare, arrivando ad inventare il blues, un genere tutto afro-americano, misto di dolore e speranza.

In un viaggio nel sud degli Stati Uniti, non può mancare una visita alle piantagioni della Lousiana. Che non erano, contrariamente a quanto si pensi, piantagioni di cotone, bensì di canna da zucchero. Il clima qui è troppo caldo e umido per il soffice fiore bianco del cotone, infatti queste piantagioni si trovano più che altro in Mississippi.

Come arrivare e fuso orario

Le piantagioni della Louisiana si trovano tra New Orleans e Baton Rouge, sulle due rive del Mississippi. La maggior parte sono collocate lungo la statale LA-18, nota anche come Plantation Road.

La Louisiana è sul Central Standard Time CTS, sette ore indietro rispetto all’Italia.

L’aeroporto internazionale più vicino è quello di New Orleans, per il quale però non esistono voli diretti dall’Italia. Se state programmando un tour degli Stati del Sud, io vi suggerisco di volare su Atlanta, che è molto ben collegata con voli diretti da Roma e Milano.



Una volta atterrati sul suolo americano, potrete percorrere il vostro itinerario in autonomia noleggiando un’auto. A tal proposito, leggete i miei consigli su come scegliere l’auto a noleggio e come guidare negli USA.

Quando andare

Anche se noi italiani possiamo viaggiare prevalentemente in questo periodo, l’estate è la stagione peggiore visitare gli Stati Uniti del Sud. L’umidità e il caldo sono atroci, e sulla costa c’è il concreto rischio di uragani. Il famigerato Katrina, giusto per fare un esempio, si è abbattuto su New Orleans nell’ultima settimana di agosto del 2005. Tenete presente che io ho viaggiato a settembre inoltrato, e ho comunque trovato temperature che sfioravano i 40°, intervallate da violenti acquazzoni.

I momenti migliori per questo itinerario sono la primavera e l’autunno, quando le temperature sono più gradevoli.

Anche l’inverno è un buon periodo per quanto riguarda le temperature. Tuttavia, in questa stagione le ore di luci sono poche, ed inoltre alcune piantagioni potrebbero osservare orari ridotti.

Dove dormire

Io vi consiglio di visitare le piantagioni della Louisiana durante lo spostamento tra New Orleans e Natchez, o viceversa.

Se vi limitate a due piantagioni, la giornata sarà sufficiente. Se volete vederne tre o più, allora sarà necessario prevedere una notte nella zona. Alcune piantagioni offrono anche la possibilità di pernottamento, per esempio la Destrehan, la Houmas House e la Oak Alley.

Noi abbiamo dormito:

  • a New Orleans, al Creole Gardens Guesthouse, una coloratissima struttura nel Garden District. Anche se un po’ decentrata, è comoda per spostarsi in città, ed offre parcheggio e colazione inclusi nel prezzo.
  • a Natchez alla Brandon Hall Plantation, ex piantagione e oggi una lussuosa casa-museo.

Storia delle piantagioni della Louisiana

Prima della Guerra Civile, lungo il corso del Mississippi in Louisiana esistevano circa 350 piantagioni, la cui coltura principale era la canna da zucchero, quella che meglio si adattava al clima umido della regione. Le piantagioni erano di proprietà di facoltose famiglie borghesi, che per trarre il massimo profitto dalle proprie aziende utilizzavano come manodopera gli schiavi di colore.

Con l’invenzione della sgranatrice di cotone, la domanda di manodopera a zero costo aumentò esponenzialmente. I neri venivano deportati dai loro Paesi da navi francesi, portoghesi e spagnole, e venduti come fossero merce nei porti americani, principalmente New Orleans, Natchez e Memphis. Da qui cominciava per loro una vita d’inferno, fatta di duro lavoro, punizioni corporali e separazione dai propri affetti.

In Louisiana, lo schiavismo era regolato dal Codice Nero. A differenza di altri stati, qui gli schiavi potevano sposarsi, ed era vietato separare una coppia sposata, così come i bambini dalle proprie madri. Le punizioni corporali erano autorizzate, ma non la tortura, ed in più i proprietari si impegnavano a istruire i propri schiavi alla religione cattolica. In più, gli schiavi potevano comprare la propria libertà. Dal nostro punto di vista rimane pur sempre una barbarie, ma per gli afroamericani dell’epoca questi miseri contentini dovevano significare molto.

Nel 1861, gli Stati del Sud dichiararono la propria secessione dall’Unione, scatenando così la Guerra Civile. Tra i motivi c’era la proposta di abolire la schiavitù, che per il sud rappresentava un’importante fonte di reddito, ma non solo. Le ragioni sono più complesse, e riguardano le differenze economiche, sociali e culturali tra le due aree del paese, differenze che persistono ancora oggi.

La Guerra terminò nel 1864, e con essa la pratica dello schiavismo, abolito ufficialmente già un anno prima. Private della manodopera a basso costo e martoriate dalla guerra, molte piantagioni furono abbandonate, o trasformate in aziende agricole.

mappa della schiavitù nel sud prima della Guerra Civile

Le Piantagioni della Louisiana

Le piantagioni visitabili lungo la Plantation Road sono circa una quindicina. Anche se ad una prima occhiata potrebbero sembrare tutte uguali, in realtà ognuna ha le proprie particolarità. Alcune si focalizzano di più sulla storia elle famiglie proprietarie, altre sugli schiavi. Alcune hanno arredi d’epoca, altre hanno fatto da sfondo a pellicole hollywoodiane. Se volete farvi un’idea, vi consiglio questo sito, fatto benissimo, che descrive in dettaglio ben 12 piantagioni.

Le visite si effettuano solo con tour guidati ad orari prestabiliti, e questo è un fattore molto importante per decidere quali visitare. I tour durano 60-90 minuti, e ogni piantagione costa 25$-30$. Se avete a disposizione solo una giornata, cercate di incastrare bene gli orari dei tour, per evitare di arrivare in ritardo.

Fate attenzione agli orari di apertura: le piantagioni possono essere visitate soltanto con tour guidato ad orari ben precisi. Se volete vedere più di una piantagione, dovrete riuscire ad incastrarvi con gli orari.

Se preferite evitare problemi di orario, e lasciar fare a guide esperte, sappiate che da New Orleans partono diversi tour guidati delle piantagioni più famose della Louisiana, che spesso includono anche un tour del bayou, l’area naturale paludosa tipica del Delta del Mississippi.

Oak Alley Plantation

La Oak Alley è la più famosa delle piantagioni della Louisiana, nonché la più visitata.

Potrete visitare liberamente il parco, le mostre sugli schiavi e sulla coltivazione della canna da zucchero, e la bottega del fabbro. La visita alla casa padronale si effettua invece solo con tour guidato. Considerate un minimo di due ore per visitare l’intera tenuta.

Ecco cosa vedere alla Oak Alley:

  • The Big House, la grande casa padronale in stile neogreco, circondata da un maestoso colonnato in mattoni stuccati che richiamano il marmo. I lussuosi arredi e le decorazioni non sono originali, in quanto dopo la guerra tutti i beni della famiglia Roman furono venduti all’asta. Non perdetevi il panorama sul viale di querce dal balcone del secondo piano. All’interno non è possibile fare fotografie.
  • Il viale di querce, probabilmente il panorama più iconico della Louisana. Lungo 250 metri, si compone di 28 querce secolari, alcune delle quali hanno ben 300 anni. I loro rami si intrecciano in un romantico tunnel che conduce fino alla casa. Fino a pochi anni fa, il panorama era reso ancora più suggestivo dalla presenza dello spanish moss, che però ora è stato rimosso. Per le sue cupe atmosfere, il viale fece da set cinematografico al film Intervista Col Vampiro.
  • La mostra sugli schiavi, allestita nelle capanne dove abitavano. Il contrasto con lo sfarzo della casa padronale è palese, gli schiavi vivevano in case molto semplici e dormivano su sottili giacigli di paglia. La mostra si focalizza sulla quotidianità degli schiavi, con alcuni abiti, gli attrezzi da lavoro e oggetti d’uso comune. Impressionante la sezione sulle punizioni corporali, così come il registro delle proprietà, nel quale gli schiavi erano messi in inventario come fossero oggetti.
  • La mostra sulla canna da zucchero, che spiega tutto sulla coltivazione di questa pianta.
  • Ricostruzione della bottega del fabbro.

St. Joseph Plantation

Tra le piantagioni della Louisiana, la St Joseph Plantation è quella che vanta il maggior numero di arredi originali, oltre ad essere tuttora in funzione per la produzione di zucchero di canna.

film di viaggio in America, la piantagione St Joseph che fa da sfondo a 12 Anni Schiavo
St Joseph

Così come alla Oak Alley, anche qui la casa padronale è visitabile solo con tour guidato, che dura 90 minuti. Anche questa piantagione fu utilizzata come set cinematografico, in particolare per 12 Anni Schiavo, vincitore del premio Oscar come miglior film nel 2014.

Rispetto alle altre piantagioni, qui la sezione sullo schiavismo è quasi inesistente. La famiglia Waguespack, che la acquistò dopo la Guerra Civile e ne è ancora proprietaria, non possedette mai schiavi, e per questo non desidera essere associata a questa pratica.

  • La casa padronale comprende mobili e decorazioni originali, e sembra sospesa nel tempo. La tavola è imbandita, c’è un sigaro nel posacenere e un bicchiere vuoto accanto alla bottiglia di liquore. Sulle scrivanie ci sono libri aperti, occhiali fuori dalle custodie, e farmaci pronti per essere utilizzati. Io ho trovato molto interessante la mostra sul lutto. La famiglia era di religione cattolica, e pertanto il culto del lutto era di massima importanza. Nelle stanze vedrete specchi coperti, crocifissi e lunghi abiti neri, che le donne dovevano indossare per un minimo di sei mesi. In origine, dalle terrazze si poteva ammirare il Mississippi, prima che gli argini del fiume venissero alzati.
  • Il parco comprende 16 querce secolari e altre grandi piante. Le cucine si trovano all’esterno, accanto alla casa, mentre le baracche degli schiavi sono seminascoste nell’angolo più defilato della tenuta.

Whitney Plantation

La Whitney Plantation è l’unica piantagione della Louisiana che affronta in modo approfondito il tema della schiavitù, attraverso mostre permanenti e temporanee. E’ possibile visitarla sia individualmente sia con tour guidato, ma in ogni caso considerate almeno 2 ore.

La piantagione si chiamava in origine Haydel, e fu fondata dall’immigrato di origine tedesca Ambroise Haydel nel 1752. I suoi discendenti ne mantennero la proprietà fino al 1867, quando fu acquistata dall’uomo d’affari Bradish Johnson, che la rinominò Whitney. Il museo sullo schiavismo fu inaugurato nel 2014, ed è considerato tra i più completi degli Stati Uniti. La maggior parte delle informazioni arrivano direttamente dagli ex schiavi e dalla Slave Narratives Collection, una serie di interviste condotte negli anni ’30, i cui testi sono in vendita presso il negozio del museo.

La visita si svolge nei 12 edifici che compongono la tenuta. In ognuno di essi sono presenti ricostruzioni, statue e toccanti memoriali. Da non perdere l’Allées Gwendolyn Midlo Hall, che ricorda i 107.000 schiavi della Louisiana, e il Field Of Angels, dedicato agli oltre 2.000 schiavi bambini.

Queste sono le esposizioni permanenti, alle quali si aggiungono diverse mostre temporanee.

  • The History of the Transatlantic Slave Trade si concentra sulla tratta degli schiavi dai loro paesi d’origine fino ai porti americani. Queste persone arrivavano principalmente dall’Africa Occidentale: Senegal, Gambia, Costa d’Avorio, Benin e altri paesi della regione. Il viaggio era lungo, e molti di loro perdevano la vista già prima di raggiungere l’America.
  • Slavery in Louisiana riguarda lo schiavismo in questo stato, e le già citate differenze con gli stati confinanti.

Laura Plantation

Questa piantagione è famosa per la splendida architettura in stile creolo, e perché gestita prevalentemente dalle donne della famiglia Duparc. Fondata da Guillaume Duparc attorno al 1805 e costruita dagli schiavi, era una delle piantagioni più grande della Louisiana, con un terreno di circa 5.000 ettari e 69 baracche per gli schiavi, ciascuna occupata da due famiglie.

Piantagioni della Louisiana, esterno della Laura Plantation

L’intera tenuta è visitabile solo con tour guidato ogni ora, e la prenotazione è fortemente consigliata. La mostra si basa sulle memorie dell’ultima proprietaria, Laura Duparc-Locoul, scritte dopo aver venduto la proprietà nel 1892. Il tour si concentra sulle quattro generazioni che gestirono la piantagione, e sulla cultura creola.

Nel 2004 un incendio devastò la piantagione, distruggendo diversi edifici originali.

Queste sono le principali attrazioni della Laura Plantation:

  • The Big House, la coloratissima casa padronale, è interamente costruita sopra il livello del suolo, cantine comprese. Gli arredi sono originali dell’epoca, ma non tutti appartenenti a questa piantagione, molti pezzi provengono infatti da donazioni esterne.
  • I tre giardini: il giardino alla francese, l’orto e il boschetto di banani.
  • Le baracche degli schiavi, risalenti al 1840, contengono una mostra sui racconti folkloristici africani noti come Br’er Rabbit, raccolti ed editi dallo studioso Alcée Fortier.
  • La mostra From the Big House to Quarters: Slavery on Laura Plantation, sulla schiavitù.

Destrehan Plantation

La piantagione Destrehan è quella più vicina a New Orleans, che dista appena 35 km. Se siete a corto di tempo e avete solo mezza giornata da dedicare alle piantagioni, questa è senz’altro la più comoda.

E’ anche una delle più antiche, essendo stata costruita nel 1790 in stile creolo, e poi restaurata in stile neogreco, con l’aggiunta del colonnato. Prende il nome dal suo secondo proprietario, Jean-Noël Destréhan, che l’acquistò all’asta nel 1792 e cominciò a coltivarvi la canna da zucchero. Nel 1811 fu teatro di una rivolta degli schiavi, che dopo un processo sommario si concluse con la condanna a morte di 18 ribelli. Dopo la Guerra Civile, la piantagione fu trasformata prima in una colonia per neri liberi, e poi in una raffineria di petrolio, con notevoli danni a tutta la tenuta, che fu anche razziata perché si narrava che il pirata Jean Lafitte vi avesse nascosto i propri tesori.

La casa è visitabile sono con tour guidato, mentre il parco e gli altri edifici sono accessibili liberamente. Tenete presente che, date le numerose trasformazioni della Destrehan, molti degli edifici e gli arredi della casa non sono originali, ma provengono da altre piantagioni della zona.

  • The Big House. La casa padronale oggi contiene pochi mobili originali, tra i quali una vasca da bagno in marmo forse donata da Napoleone Bonaparte. Drante la visita, la guida vi racconterà le storie delle persone che hanno vissuto qui.
  • Miller-Haydel Museum, che racconta la rivolta degli schiavi del 1811.
  • Herbert J Harvey, Jr. Legacy Room, che contiene alcuni documenti ed oggetti appartenuti alla famiglia Destrehan.
  • La cucina, separata dalla casa padronale per ridurre il rischio di incendi, oggi ospita dimostrazioni di cucina su fuoco a legna, e di produzione di candele.
  • Helvetia Slave Cabins, provenienti dall’omonima piantagione, ospitano una piccola mostra sulla vita quotidiana degli schiavi.

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