La capitale della Germania è stata il simbolo stesso della Guerra Fredda, tanto che la caduta del famigerato Muro ne segnò la fine.
Certo, c’è il Reichstag, il Pergamom Museum con la sua splendida arte antica, c’è il busto di Nefertiti. Ma per chiunque sia nato almeno negli anni ’80, come me, Berlino è soprattutto il Muro, la DDR, Reagan che va lì e dice a Gorbaciov “Tear down this wall“. Per questo post, tralasceremo i monumenti e musei più famosi e ci concentreremo sulla storia più recente della città, dell’Europa, e del mondo tutto.
Andiamo a conoscere i musei e i monumenti risalenti a quest’epoca.

Cenni storici
Terminata la seconda Guerra Mondiale, le potenze vincitrici divisero la Germania in quattro zone di occupazione militare. Con la tensione nei rapporti tra le potenze occidentali e la Russia, le prima cedettero il controllo delle loro zone alla nuova “Repubblica Federale Tedesca”, ovvero l’odierna Germania.
La zona nord-est, invece, prese il nome di “Repubblica Democratica Tedesca” (Deutsche Demokratische Republik, meglio nota come DDR), e andò a far parte del blocco sovietico. Al suo interno giaceva la minuscola enclave occidentale nota come Berlino Ovest.
Inizialmente, i cittadini dei due blocchi potevano spostarsi liberamente tra Berlino Est e Berlino Ovest. Ma, con il progredire della Guerra Fredda, e per fermare il continuo esodo verso ovest, nella notte tra il 12 e il 13 Agosto del 1961 cominciò la costruzione de Muro. Famiglie, amici, comunità, furono separati improvvisamente e senza possibilità di appello, fino a quella sera del 9 Novembre 1989.
In una conferenza stampa, il ministro della Propaganda della DDR Günter Schabowski annunciò (erroneamente) l’immediata apertura della frontiera. E così, i berlinesi si ammassarono a migliaia attorno al muro, picconandolo, scalvandolo, per raggiungere i loro concittadini.
Ciò che resta del muro
Cominciamo il nostro viaggio nella Berlino divisa proprio dal Muro.
Il Muro di Berlino non è solo un muro. E’ stato, ed è tutt’ora, un simbolo. Ha ispirato canzoni, libri film. E’ entrato a far parte della cultura popolare per almeno due generazioni. La caduta del Muro è il mio primo ricordo “storico”.
Dove si trova, esattamente, il muro?
Il Muro più famoso della storia è stato quasi interamente abbattuto. Alcuni blocchi di cemento si trovano sparsi lungo la sua linea originale, ma ci sono alcune zone dove se ne trovano di più, e in migliori condizioni.
Il tratto più lungo, più famoso, più scritto e più fotografato, senza dubbio, corre lungo la Sprea, metro Schlesiches Tor, e oggi si chiama East Side Gallery. Come se fosse una galleria d’arte a cielo aperto. perché questo tratto di Muro è interamente decorato con graffiti.

Il più famoso è quello del bacio tra Brezhnev e Hoenecker, ma ce ne sono altri notevoli, per esempio questo:

Purtroppo, i murales sono coperti da questa brutta griglia perché troppi maleducati li hanno imbrattati.
All’inizio della East Side Gallery troviamo il Wall Musuem. E’ un museo nuovo, di stampo multimediale ed interattivo, che, come dice il nome, si concentra sul Muro, sulla sua costruzione e caduta. E ovviamente sulle vite che con il Muro si sono intersecate: vite perse, separate, ritrovate.
Un’altra zona dove si trovano parti di muro è a nord, a Bernauerstrasse, metro Berlin Nordbahnhof.
La stazione è già di per sè significativa. Alcune stazioni, durante gli anni del Muro, furono chiuse, perché consentivano il passaggio tra le due Berlino. Questa fu una di loro, chiamate Stazioni Fantasma.
Dalla stazione della metro parte quello che si chiama Berliner Mauer Gedenkstaette, un parolone complicato che indica, semplicemente, il memoriale del Muro.
Il muro è sostituito, a tratti, la sbarre di metallo attraverso le quali si può passare. Un passo, un solo passo, ma mette i brividi. Una cosa così semplice, eppure impossibile fino a non molti anni fa.

Vale la pena visitare il museo all’incrocio con la Ackerstrasse. L’esposizione è interessante e molto toccante. Ripercorre sempre la storia del muro, ma mette enfasi su quelle persone che il Muro hanno provato a scavalcarlo, a scappare. Ma soprattutto, dall’ultimo piano si vede bene lo sbarramento con la torretta di controllo.


Altro luogo iconico del Muro è Potsdamer Platz. In seguito alla costruzione della barriera, la piazza si ritrovò divisa in due, cadendo in decadenza. La pizza fu poi ricostruita grazie ad alcuni architetti, tra cui li nostro Renzo Piano, e oggi è tornata ad essere un vibrante centro di aggregazione. Coloratissime tracce di muro si trovano nella Leipziger Platz.


Infine, non si può parlare di Muro di Berlino senza citare la Porta di Brandeburgo, imperituro emblema della Guerra Fredda.

Qui davanti, personaggi come Kennedy e Reagan si rivolsero ai leader sovietici, chiedendo lo scongelamento dei rapporti e l’apertura della porta. Qui si accalcarono i berlinesi di entrambe le zone in quella notte di festa. Qui si svolsero le maggiori celebrazioni per la caduta del Muro. Qui, nella notte di capodanno 89/90, un David Hasselhoff vestito di una meravigliosa giacca di pelle luminosa intonava “Looking for Freedom”
Chi è Charlie?

You are leaving / entering the American Sector. E la gigantografia di un ragazzotto vestito da soldato, che ci guarda dritto negli occhi. Sarà lui, Charlie? O forse è quello sull’altro lato del manifesto, altrettanto giovane, altrettanto spaesato e così poco minaccioso?
La risposta è: nessuno dei due. Perché Charlie non è una persona. Charlie indica la lettera C nell’alfabeto fonetico NATO, usato per fare lo spelling. A come Alpha, B come Bravo, C come Charlie, e così via. Checkpoint Charlie era, semplicemente, il checkpoint C. E non era nemmeno uno dei più grandi. I due giovanotti sulla foto sono un’installazione artistica.
Checkpoint Charlie veniva usato per far passare diplomatici, politici e turisti stranieri da una parte all’altra, e anche per lo scambio dei prigionieri. Oggi rimane a memoria della Guerra Fredda, anche se l’atmosfera è alquanto finta.
Qui accanto, però, c’è un altro museo relativo al muro di Berlino, il Mauer Museum. Il museo è molto grande e prevalentemente didattico. Intendo che c’è molto da leggere. Contiene però anche tanti documenti, foto e oggetti originali, non c’è installazioni artistiche. Molto interessante la parte sui tentativi di fuga, con raffigurazioni di come la gente si nascondesse per cercare di passare dall’altra parte.

La vita nella DDR
Il Muro è caduto nel 1989, quindi ci sono ancora moltissime testimonianze, anche della mia generazione, su come fosse la vita nella DDR, la Germania dell’Est.
Restiamo un attimo in centro. Da Checkpoint Charlie proseguiamo sulla Friedrichstrasse fino alla fine (o all’inizio). IN corrispondenza della stazione principale si trova il Traenenpalast, letteralmente “palazzo delle lacrime”.
Anche qui c’era un checkpoint, essendoci la stazione. In questo edificio si effettuavano i controlli di frontiera. Famigliari e amici di salutavano, con la prospettiva di non rivedersi più, forse per anni, forse per sempre, e ognuno tornava nella “propria” Berlino. Facile capire il perché del nome.
Anche qui, la mostra si focalizza sulle storie personali, infatti è molto toccante. Si racconta anche di come si contrabbandassero documenti e lettere, per restare in contatto con i propri cari. Molti oggetti e documenti d’epoca.

Ora dobbiamo attraversare l’Isola dei Musei e la Sprea, e approvare in piena Germania dell’Est. Il Museo della DDR è subito dietro il Duomo, lungo la passeggiata sulla Sprea.
E’ una visita indispensabile per chiunque visiti Berlino. La mostra è ricca di oggetti, foto e documenti, e copre ogni aspetto della vita dei civili sotto la DDR. Dalle vacanze alla scuola, dal lavoro al servizio militare. Cosa acquistavano, cosa leggevano (o potevano leggere), come si vestivano e dove andavano in vacanza i tedeschi dell’est? Vedrete molti tedeschi di mezza età con gli occhi lucidi (per nostalgia o sollievo) davanti a questa collezione.


Basta continuare a piedi lungo la Karl-Liebknecht Strasse per arrivare ad Alexanderplatz. Anche se non sarebbe necessario spiegare la strada, basta seguire l’immensa Fernsehturm, la torre della televisione.
La piazza era un simbolo per la Berlino sovietica, e i suoi maggiori monumenti furono costruiti proprio in quel periodo. Su tutti, l’orologio astronomico e l’imponente torre della televisione, quest’ultima costruita nel 1969 come simbolo di avanzamento tecnologico.

Essendo visibile da tutta Berlino, voleva essere una dimostrazione di potenza del regime sovietico. La televisione era infatti il mezzo di comunicazione più importante ai fini della propaganda.
L’ultimo museo si trova lungo il”vialone imperiale” della DDR, usato per marce e manifestazioni, ovvero la Karl-Mark Allee.
Il viale è molto lungo, quindi è meglio prendere la metropolitana fino a Magdalenstrasse per raggiungere il Museo della Stasi.

Circondato da edifici che gridano “Unione Sovietica”, quello che oggi è un museo era proprio il quartier generale della Stasi, l’organizzazione di sicurezza e spionaggio della DDR.

L’arredamento e l’oggettistica sono originali, e sembra proprio di fare un tuffo negli anni ’60. Anche l’ufficio del famigerato Direttore Erich Mielke è rimasto immutato.
La cospicua documentazione si è salvata grazie ai dimostranti che, dopo il crollo del muro, assaltarono l’edificio per recuperare quanto più possibile.
Agghiaccianti le testimonianze delle persone perseguitate dalla Stasi. Mi ha colpito, in particolare, la storia di una donna alla quale la Stasi entrava in casa spostando oggetti e mobili. Credendo di essere impazzita, questa donna fu indotta al suicidio.
Tra gli oggetti più interessanti ci sono gli strumenti tecnologici per lo spionaggio: occhiali, bottoni, cravatte e penne dotati di microcamere o cimici, per tenere d’occhio i sospettati.
